STORIA DI
VILLA DEL CARDINALE

La Villa del Cardinale, Casino di caccia del 600, si staglia sul punto più alto del cratere del Lago di Castel Gandolfo, in prossimità del sito che gli studiosi hanno indentificato con la leggendaria Alba Longa.


Da Alba Longa alla fondazione di Roma, fra storia e leggenda

Il mito racconta che Ascanio, figlio di Enea, dopo la caduta di Troia (XII sec. a.C.) fondò la città di Alba Longa sulle sponde del Lago Albano, cuore pulsante dei Colli Albani. Il gruppo di rilievi montuosi è costituito dalla caldera e dai coni interni dell’antico Vulcano Laziale, quiescente da 5000 anni, attorno al quale si è sviluppata l’area dei Castelli Romani.

Alba Longa guidava la Lega Latina, alleanza delle città del Latium Vetus, il cui centro simbolico era il santuario di Iuppiter Latialis, eretto sulla cima del Monte Albano (l’odierno Monte Cavo). Ogni anno i rappresentanti della Lega si riunivano per celebrare le Feriae Latinae, festività dedicate a Giove Laziale: percorrendo in processione la Via Sacra, risalivano il Monte Albano e, raggiunto il tempio della divinità, sacrificavano un grande toro bianco per rinnovare la loro alleanza.

Per secoli, i discendenti di Enea si susseguirono pacificamente sul trono di Alba Longa, consolidando l’egemonia della città sull’Antico Lazio. Alla morte del Re Proca, però, il legittimo erede Numitore fu detronizzato dal fratello Amulio che, per tutelare il suo regno, uccise i figli maschi di Numitore e costrinse l’unica figlia, Rea Silvia, a diventare vestale. Tuttavia la sacerdotessa, sedotta dal Dio Marte, infranse il voto di castità e mise al mondo due gemelli: Romolo e Remo.

Rapiti e abbandonati sul Fiume Aniene su ordine di Amulio, i gemelli furono salvati e allattati dalla leggendaria lupa, per poi essere accolti e cresciuti da una coppia di pastori: Faustolo e Acca Larentia. Quando Romolo e Remo, ormai adulti, scoprirono le loro nobili origini, decisero di intervenire per spodestare Amulio e rimettere sul trono di Alba Longa il nonno Numitore. Ucciso Amulio e riconsegnato il regno al legittimo successore, i due gemelli ottennero il permesso di fondare una nuova città sulle rive del Fiume Tevere: Roma.


La nascita dei Castelli Romani


A partire dall’età tardo-repubblicana (I sec. a.C.), la bellezza del territorio e la vicinanza all’Urbe favorirono il proliferare di dimore residenziali in tutta l’area dei Colli Albani, e in particolare sul Lago Albano. Nel 1600, quando il Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo fu ultimato e Papa Urbano VIII lo elesse a sua residenza estiva, le famiglie della nobiltà romana alla corte del Pontefice edificarono i propri “castelli” sulle rovine delle antiche ville patrizie.

La stessa Villa del Cardinale, costruita dalla famiglia Colonna, sorge sui resti di una domus romana che, stando alle fonti storiche, ospitava consoli e condottieri durante la celebrazione delle Feriae Latinae, le antiche festività istituite dalla Lega Latina che Roma continuò a onorare.

Fra i preziosi reperti di epoca classica rinvenuti nel parco della Dimora, una menzione particolare va al sepolcro rupestre attribuito al Console Gneo Scipione Ispalo. Il sepolcro, scavato in una parete di roccia a picco sul Lago di Castel Gandolfo, è caratterizzato da una facciata scolpita in cui figurano dodici fasci littori e una sella curule, simboli dei poteri esecutivo e giudiziario esercitati dai consoli romani.

La Villa, per come la conosciamo oggi, fu edificata nel 1629 per volontà del Cardinale Gerolamo Colonna: nato nel 1604 da Filippo Colonna e Lucrezia Tomacelli Cybo, Gerolamo fu insignito del titolo di Cardinale a soli ventitré anni. Quando sua sorella Anna convolò a nozze con Taddeo Barberini, Papa Urbano VIII, zio di Taddeo, donò ad Anna il terreno su cui Gerolamo fece costruire la sua Dimora. Il progetto venne affidato all’architetto Antonio Del Grande che, negli anni successivi, curò la ristrutturazione del Palazzo Colonna di Roma.

La Villa del Cardinale presenta i tratti architettonici del tardo Rinascimento con commistioni manieriste. A testimoniarlo sono l’ingresso a tre a archi di fronte al Giardino all’Italiana e l’atmosfera intima e raccolta degli interni in evidente contrasto con l’apertura e la visuale degli spazi esterni: una dicotomia tra luce e ombra, anima e ratio, tipicamente seicentesca.

Ad aprire le porte di Villa Colonna e a dare inizio alla sua secolare accoglienza, fu il terzogenito della famiglia: l’Arcivescovo Egidio Colonna.

In giovane età, il Principe fu protagonista di un episodio a cui il Manzoni si ispirò durante la stesura de I Promessi Sposi. Si narra infatti che il Principe Egidio, al tempo Carlo, cambiò nome e prese i voti dopo aver causato la morte del Principe Caetani e che il Manzoni trasse spunto dalla vicenda nel dare vita al suo celebre Fra Cristoforo.

Grazie all’animo ospitale di Egidio Colonna, la Villa del Cardinale divenne presto luogo di grandi Eventi organizzati in onore della Corte Pontificia di Castel Gandolfo. Fra i più illustri ospiti della Villa si ricorda Papa Alessandro VII Chigi, che donò a Egidio Colonna l’antica meridiana che segna l’ora sulla torre. L’incisione posta sotto la meridiana recita horas non numero nisi serenas (non conto che le ore serene) e rimanda ai piacevoli momenti trascorsi dal Pontefice nella Dimora. Le innumerevoli feste date in suo onore incoraggiarono la costruzione della cosiddetta Via Alessandrina, un percorso panoramico immerso nei boschi della costa del lago che ancora oggi collega la Villa del Cardinale al Palazzo Pontificio di Castel Gandolfo.